Larichiesta di una pratica di yoga per bambini è attualmente moltodiffusa. Non solo nei centri yoga, ma anche presso istituzioniscolastiche ed educative.
Comeinsegnanti di yoga siamo chiamati ad "erogarla" nellaconsapevolezza di quelle che sono le motivazioni alla base dellarichiesta, degli obiettivi che ci proponiamo e dell’idea cheabbiamo del mondo dell’infanzia. Ilgenitore, spesso, conoscendo la disciplina si reca con il figlio alcentro yoga perché pensa che la pratica presenti aspetti validi ecostruttivi; a volte l’adulto attua una richiesta su specificiobiettivi attesi (problematiche fisiche, calmare il bambino ecc.); maaltre volte può essere spinto da una semplice curiosità perun’attività che va di moda.
Ancheda parte delle istituzioni, scuole o centri educativi propriamentedetti, la domanda può essere davvero variegata: talvolta siriconosce il valore educativo di aspetti disciplinari tipici dellapratica, oppure si ipotizzano ricadute sulla didattica tradizionaledi tecniche psicocorporee o, infine, si cerca semplicemente direndere più accattivante la progettualità proposta alla propriautenza.
Ma anche noi insegnanti di yoga abbiamo nostre particolarivisioni soggettive di che cosa significhi una pratica yoga con ibambini: su questo è fondamentale riflettere.
A seconda dell’ideache ci siamo formati sul mondo dell’infanzia, avremo differentivisioni di quella che è la proposta e delle sue implicazioni neirapporti con l’utenza. Infatti, è importante sottolineare che nonesiste una linea unica.Inparticolare, nelle molteplici proposte che si rivolgono all’infanzia da ambienti che in qualche modo si richiamano allo yoga, esistonoalcune idee ricorrenti: la tradizione che vede il bambino come esserenaturalmente meditante; la tradizione che mira a incontrarel’occidente su piani che l’occidente stesso sia in grado diriconoscere (ad esempio Satyananda e il rapporto da lui auspicato trayoga, scienza e pedagogia); l’incontro con la contemporaneità e icontatti tra lo yoga e varie tecniche espressive (la pratica comegioco, utilizzo di mandala, l’ibridazione con prassi provenienti daaltre discipline).
Tuttigli approcci sono egualmente accettabili nella misura in cuicorrispondono allo scopo che ci prefiggiamo durante la pratica e alnostro stile personale.
Unariflessione sulla professione
Unaspetto della riflessione da cui però non si può prescindere stanell’esigenza, per chi lavora con soggetti in età evolutiva e conle loro famiglie, di interrogarsi su quelli che sono gli aspettietici della propria specifica attività educativa. Questo nonsoltanto in astratto, ma anche in riferimento al tema dell’eticadelle professioni, che in questi ultimi anni è emerso con sempremaggior vigore. Nell’etica delle professioni vi è uno sforzo, incostante divenire, da parte delle categorie professionali, proteso adelineare i diritti e i doveri, le modalità comunicative ecomportamentali che consapevolmente regolano l’esercizio di unaprofessione.
In particolare, con la legge 14 gennaio 2013, n. 4, g.U.n. 22 del 26.01.2013 che disciplina le professioni non organizzate inordini o collegi, "l’osservanza dei principi deontologici"(art. 2 comma 2) non risulta più una libera opzione personale, ma undovere per le categorie in questione, compresa quella dell’insegnantedi yoga. Parlando di soggetti in età evolutiva, non possiamo nonpensare alla funzione-chiave che un insegnante svolge: quella dieducatore. Si definisce, infatti, educatore colui che realizzaun’azione educativa ovvero che contribuisce alla crescita umanadella persona. Tale azione può essere esercitata sia attraversorapporti spontanei, generalmente familiari, sia attraverso interventispeciali legati a una funzione professionale. Risulta quindiimportante, per chi insegna yoga ai bambini, fissare ed esplicitarela propria etica. Un’eticache nasce dal proprio mondo d’azione e non dall’esterno. Un’eticache si costruisce dall’esperienza formativa e da quei saperi chesono tipici della disciplina. Un’etica che delinei il suo profilo,lo fissi in norme e regole, dia corpo a un codice capace disorreggere e orientare tutto il lavoro dell’insegnante di yoga.
Icapisaldi dell’etica: impegno e comunicazione
Èdalle caratteristiche della prassi quotidiana, nel contatto con lefamiglie e i bambini, che possiamo ricavare alcuni spunti per quantoriguarda la nostra riflessione. sviluppando alcune annotazioni diFranco Cambi, possiamo dire che l’insegnante di yoga, comeeducatore, trasmette saperi e cultura, ma anche orienta, guida,sostiene i suoi piccoli allievi; inoltre opera all’interno di uncontesto specifico (un centro yoga, un ambiente educativo, o unaclasse scolastica); inoltre progetta consapevolmente il propriolavoro, costruendo itinerari pratici, didattici e formativi. Tuttociò andrà a orientare gli stili etici o i modelli a cui esso siispira. Nasce così, a fianco dell’etica della responsabilità dicui parlava Max Weber, un’etica dell’impegno, di chi si assume uncompito importante, educare, e lo esplicita attraverso il proprioagire, partecipa a un processo che lo coinvolge e va oltre la suapersona perché comprende anche l’esperienza dell’allievo e dellefamiglie. L’impegno si esplicita attraverso la comprensione delledifferenze (anagrafiche, culturali ecc.) e la coerenza col proprioprogetto anche se costantemente in itinere. Infinec’è l’etica della comunicazione, relativa all’ascolto e aldialogo. Una dimensione tipica dell’insegnamento, spesso giocatosul confronto e sulla relazione. L’etica dell’insegnante sicolloca tra responsabilità, impegno e comunicazione.
Nellapratica...
Lasciandoil terreno squisitamente teorico e scendendo in una dimensionemaggiormente operativa, il problema che si pone è come fissare uncodice deontologico, che funga da promemoria e da orientatore.
Proviamoin questa sede, nella consapevolezza dell’esistenza di un codice inseno alla YANI che regolamenta i rapporti tra gli insegnanti aderentie l’utenza, a riflettere sulle speciali esigenze deontologicheposte dall’insegnamento con i bambini.
• Insegnare conautenticità, senza aderire a dogmi o schemi rigidi, nel rispettodelle potenzialità e della libertà d’espressione dei propriallievi, fornendo loro strumenti per "darsi forma". • Comprenderee rispettare, per quanto possibile, la specificità (culturale,sociale e via di questo passo) degli allievi e delle loro famiglie,per meglio sostenerli e comprenderli nel loro percorso. • Rispettarela centralità del dialogo come valore nella consapevolezza che essocontribuisce alla reciproca comprensione e alla creazione di unacomunicazione empatia. • Farsi"ponte" tra diverse culture e tradizioni portandocomprensione e compenetrazione nel rispetto della cultura d’originedegli allievi e delle loro famiglie.
Comegià dichiarato, questo non vuol essere un vero e proprio codice, mauna serie di spunti di riflessione che mi sembra non sia possibileeludere nella propria prassi quotidiana quando si tratta di bambini efamiglie.
RIFERIMENTI Franco Cambi, Etica e professione: quale codice deontologico pergli insegnanti?, relazione al seminario nazionale organizzatodall’Associazione Nazionale Docenti, 7 maggio 2002 Legge14 gennaio 2013, n. 4 G.U. n. 22 del 26.01.2013 YANI,Codice di condotta degli Insegnanti di Yoga aderenti alla YANI